Sembrava una domenica come tante altre: dopo una settimana complessa, scandita dal ritmo degli impegni lavorativi e scolastici di ciascuno, la tentazione di rimanere a casa al caldo a gustare il meritato riposo era davvero tanta. Eppure è risuonata in ciascuno di noi la voglia di incontrarci e di stare insieme: adulti, giovani, famiglie ed anziani si sono incontrati per il ritiro, consueto appuntamento dove poter continuare a camminare insieme. La proposta di quest'anno ci ha particolarmente incuriosito... sembrerà strano, essendo Torinese doc e vivendo a San Donato da molti anni, ma per tanti di noi era la prima volta che avevamo l'occasione di visitare la Piccola Casa della Divina Provvidenza e abbiamo quindi scoperto la vita del Cottolengo. Un incontro straordinario con suor Lucia, che con semplicità è stata capace di raccontarci la storia di questi luoghi attraverso la testimonianza viva e immagini concrete che ci hanno fatto conoscere la figura di questo Santo sociale capace di accogliere i poveri, i malati per incontrare il volto di Gesù.
Tra le tante immagini porto nel cuore un dito rivolto verso l'altro e una mano sulla testa dei fratelli, proprio per testimoniare quanto sia importante coniugare i due aspetti nella vita di ciascuno: la preghiera e le opere di accoglienza verso il prossimo. Abbiamo incontrato alcune suore e alcuni ospiti, come Angela: quello che colpisce è il sorriso, la felicità di vivere una scelta di amore e di accoglienza verso gli altri: nessuno è così povero da non poter donare qualcosa agli altri.
Nel visitare alcuni degli spazi di questa casa, abbiamo ascoltato esperienze vive, tra cui quelle delle suore di clausura, difficili da comprendere, ma sicuramente forti e interessanti. Un'esperienza di comunità che ci stimola a capire chi sono oggi i poveri che incontriamo e come possiamo farci interrogare da fatti semplici e delle grandi difficoltà odierne proprio come ha fatto Giuseppe Cottolengo e i tanti laici e consacrati che lo hanno seguito. Dopo la S.Messa e un piacevole pranzo al sacco ci siamo confrontati con l'esperienza di Don Antonio, che ci ha aiutato a capire come avvicinarci alla malattia, ulteriore occasione di Croce e di fatica per molti fratelli; ancora una volta riscopriamo nella relazione con gli altri e nel farci prossimi la chiamata che Gesù ha per noi. Ricchi di emozioni di questi grandi esempi torniamo a casa carichi per continuare questo cammino di Quaresima dicendo insieme: Deo Gratias!
Marta Quadrelli