Ci apprestiamo a celebrare il Triduo Pasquale, che culmina nella solenne Veglia Pasquale, "madre di tutte le veglie". Questa celebrazione è così densa di simboli, riti e significati, che si pone come modello di ogni celebrazione. È davvero bello ed entusiasmante essere immersi nel mistero celebrato di questa notte. È la notte della vera liberazione, in cui «Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro».. (Paschalis sollemnitatis 16/01/98).
La Veglia necessita di una buona preparazione, conoscenza del rito ed attenzioni di regia celebrativa che coinvolgono il celebrante e l’animatore liturgico, in modo che ogni movimento si svolga con “nobile semplicità”, propria della liturgia.
Sono quattro i movimenti della celebrazione: La Liturgia della Luce, benedizione del fuoco e cero pasquale, canto dell’Exultet; la Liturgia della Parola, ricca in questa notte di sette letture (se si fanno tutte) tratte dall’Antico Testamento con i Salmi, più una Epistola e la proclamazione del Vangelo; la Liturgia Battesimale, in cui l’acqua benedetta al Fonte diventa il simbolo del sacramento dell’iniziazione cristiana; la Liturgia Eucaristica, quarta parte della Veglia e suo culmine.
Quali attenzioni di regia possiamo mettere in atto?
Su tutte, come detto, una attenta preparazione della liturgia.
Nella prima parte occorre dedicare cura alla preparazione del fuoco (pensare anche a spegnerlo o lasciarlo consumare in sicurezza!) e del cero (da fare qualche giorno prima, ornandolo con fiori e con le cifre dell’anno); pensare a una monizione che spieghi il rito (in modo che tutti i fedeli possano unirsi al rito che si svolge fuori dalla chiesa); il canto dell’Exultet va provato, pensando ad un ritornello che coinvolga attivamente l’assemblea. È indispensabile: attrezzare il sagrato (od altro luogo adatto) di una buona amplificazione audio che si possa ascoltare anche in chiesa (facilmente realizzabile con qualche radiomicrofono); un Messale da portare presso il luogo della benedizione del fuoco.
La seconda parte vede protagonista la Parola di Dio, seguendo la struttura: Lettura, Salmo, Orazione. Le letture, soprattutto in questa sera, vanno preparate e con essi i lettori (se non si eseguono tutte e sette, bisognerà mettere dei segnalibri nel Lezionario); è opportuno eseguire i Salmi in salmodia, o almeno proporre il canto del ritornello. L’animatore liturgico inviti l’assemblea ad alzarsi in piedi al termine di ogni Salmo, quando il presidente recita l’Orazione. Attenzione al Gloria, dove si accendono le candele dell’altare e si suonano le campane.
La terza parte, la Liturgia Battesimale, si può svolgere al Fonte Battesimale, cantando le Litanie dei Santi (cfr. MR n° 40) durante il trasferimento dal presbiterio al fonte. È una possibilità che mette in luce altri “poli” celebrativi, oltre al solo presbiterio. Arricchisce ovviamente la celebrazione il sacramento del Battesimo. Il canto del Credo (rit. CdP n° 291-293) nella forma della rinnovazione delle promesse battesimali è un elemento semplice che crea solennità. L’Aspersione fatta con calma attraverso l’aula della chiesa, conclude questo terzo movimento.
La Liturgia Eucaristica, infine, non va fatta di fretta, … tanto per finire! Al contrario conviene che tutti i riti e tutte le parole raggiungano la massima forza di espressione. Si organizzi la processione dei doni, accompagnata da un canto adatto, magari affidato al Coro, oppure ad un brano musicale affidato all’organista.
Il canto, pacato nella Quaresima, ora può esplodere nella gioia della risurrezione: sarà cura del gruppo liturgico o dell’animatore, proporre un repertorio fruibile dalla propria comunità, avendo anche l’azzardo di una (o due) nuove proposte (magari come canti di gioia al termine della celebrazione) che cantino l’amore di Dio e la gioia della risurrezione. Alleluia!