All'inizio di un nuovo anno pastorale spesso le domande che ci facciamo sono:
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quale programma portiamo avanti in parrocchia per la catechesi, per la liturgia, nel campo della carità, per l'oratorio, i ragazzi , i giovani , le famiglie, gli ammalati, gli anziani… per quelli che frequentano la parrocchia e per la maggior parte di quelli che non frequentano?
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come affrontare il problema di coloro che vivono momenti molto delicati o a livello economico o a livello morale e spirituale?
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come continuare i lavori di ristrutturazione per rendere i locali che sono per tutti sempre più accoglienti e dignitosi?
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come fare per ANNUNCIARE IL VANGELO e far conoscere DIO?
La risposta è sempre la stessa: Dio vive già in mezzo a noi ed è Lui che ci spinge ad uscire incontro a Lui per scoprirlo, per costruire relazioni vere ed autentiche, per incarnare il fermento della sua PAROLA in opere concrete. Agire da buoni cittadini migliora la fede: essa ci insegna che Dio vive in mezzo alle nostre gioie, ai nostri desideri, alle nostre speranze come anche nei nostri dubbi, nei nostri dolori e nelle nostre sofferenze.
La violenza, la povertà, l'individualismo, l'indifferenza, le divisioni e le discriminazioni non possono e non devono impedirci di cercare Dio e di credere in Lui.
Ci sono delle immagini stupende nel Vangelo che mostrano ciò che suscita GESÙ nella gente quando la incontra per le strade.
Zaccheo (v. Lc.19,1-10) quando viene a sapere che Gesù entra nella sua città, sente risvegliarsi il desiderio di vederlo e sale in fretta su un albero. La fede farà sì che Zaccheo smetta di essere al servizio di se stesso e dell'impero e divenga cittadino di Gerico, stabilendo relazioni di giustizia e di solidarietà con i suoi concittadini.
Così sarà per la samaritana (Gv. 4) che incontrando Gesù al pozzo trova la 'strada' giusta per la sua vita e insieme la felicità che da tempo cercava.
Così il paralitico (Lc. 5, 17-26) che riceve il perdono da Gesù e diven-ta testimone della potenza di Dio.
Ma perché spesso noi ci facciamo del male anche quando non ci sono motivi seri?
Perché viviamo in un mondo pieno di contrasti e di conflitti?
E come essere misericordiosi e 'segno' di riconciliazione?
Papa Francesco nell'indire l'ANNO SANTO con il richiamo alla beatitudine: "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia", vuole che tutti riscopriamo la TENEREZZA DI DIO, la sua predilezione per i piccoli e in particolare la sua MISERICORDIA nei confronti dei peccatori. Gesù è nostro amico, perché noi siamo tutti peccatori (amico dei peccatori, non del peccato).
Mi auguro che il Giubileo sia l'occasione per prendere coscienza di alcune verità fondamentali.
Primo che abbiamo tutti bisogno di ritrovare Dio come Padre e come punto di riferimento. Quando in una famiglia il padre non esiste, non è ascoltato con amore, difficilmente i fratelli si amano e si aiutano.
In secondo luogo dobbiamo renderci conto che veramente siamo poco fraterni: pretendiamo dagli altri rispetto e comprensione, ma ci offendiamo subito quando ci contrastano o ci criticano. Vediamo spesso i difetti altrui e non vediamo i nostri, spesso anche grossi.
In terzo luogo non possiamo mai dimenticare che ciò che facciamo agli altri ricade su tutta la società. Essere misericordiosi significa non essere sempre pronti a vedere miserie morali negli altri.
"Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati , e con la misura con la quale misurate sarete misurati" (Mt 7,1-2).
La misura deve essere quella dell'amore e l'amore non conosce misura: "La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Cor 13,4-7).
Quest’anno, come progetto formativo, la pastorale giovanile si rifarà a sei verbi lanciati dal nostro arcivescovo Cesare Nosiglia, che anche noi abbiamo fatto nostri tenendo conto della nostra realtà parrocchiale:
USCIRE: andare incontro agli altri, creare relazioni di amicizia. Il bene è ovunque: bisogna avere cuore per vederlo e apprezzarlo.
ANNUNCIARE: non parole o filosofie di vita, ma la persona viva che è GESù.
ABITARE: stare con Gesù e lasciare che Lui viva in noi. Lasciarsi guidare da Lui. Incontrarlo non solo nel rito, ma in ogni nostra relazione con gli altri.
EDUCARE: tirare fuori il meglio da noi stessi ed aiutare gli altri a fare altrettanto.
TRASFIGURARE: l’incontro con Gesù nei Sacramenti, nella liturgia, nella preghiera personale ci trasfigura: riscopriamo soprattutto il sacramento della riconciliazione e viviamo la domenica come Giorno del Signore.
ACCOMPAGNARE: Non scoraggiamoci: come i discepoli di Emmaus, con la vicinanza di Gesù nel nostro cammino rinasce la speranza.
Apriamoci a Dio e ai fratelli, alle diverse esperienze che la nostra comunità ci propone, percorrendo insieme le varie tappe dell’anno liturgico: tutti momenti da vivere nell’ottica della misericordia, segno di riconciliazione.
Don Enzo